METTIAMOCI ALLA PROVA, il libro della Fondazione Varrone con le esperienze dei ragazzi in USA negli anni 2005-2008

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pierobol
view post Posted on 13/9/2010, 17:12




mettiamoci




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Edited by pierobol - 5/3/2013, 09:07
 
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pierobol
view post Posted on 15/9/2010, 15:51




CITAZIONE
I piedi nel borgo la testa nel mondo”: così negli anni venti, Domenico Petrini, valente lettera-
to reatino, si esprimeva sottolineando l’importanza di conoscere luoghi e persone oltre il “proprio
campanile” al fine di dare concretezza alle singole potenzialità intellettive, organizzative e crea-
tive, a beneficio dello sviluppo del territorio di appartenenza.
In tal senso, Domenico Petrini è stato, senz’altro, profetico precursore del movimento socio – eco-
nomico che con il termine più “commerciale” di globalità riflette oggi gli aspetti essenziali delle
intercomunicazione e della integrazione fra i popoli.
E’ chiaro che la “globalità”, intesa proprio come strumento necessario per rendere più dutti-
li i confini dei vari Paesi per lo scambio di uomini, mezzi ed idee, configura, al centro dei
propri progetti la formazione dei giovani che, deputati a tenere le redini dell’evoluzione glo-
bale, dovranno essere capaci a capire e, quindi, fronteggiare e risolvere i problemi di caratu-
ra internazionale.
Consapevole della valenza di tali principi, la Fondazione Varrone, fin dal 2005 finanzia,
annualmente, le Borse di Studio Intercultura.
Intercultura è una organizzazione Internazionale di volontariato, attiva da cinquanta anni,
che offre ai giovani una grande opportunità: diventare cittadini del mondo, crescere condividen-
do culture ed usi diversi, vivere in una famiglia e studiare in una scuola all’estero, imparare una
o più lingue straniere.
Il miglioramento delle varie comunità e, quindi, anche della nostra, dipende proprio dalla capacità
e dalla formazione dei giovani e la Fondazione Varrone crede molto nella potenzialità degli stessi.
Per questo, continuerà a programmare progetti di investimento che possano aiutarli a scopri-
re il mondo e tornare nella propria terra con un arricchito bagaglio culturale, utile nella vita
e nel lavoro.
Ad oggi, la nostra Fondazione ha dato l’opportunità a settanta studenti della Provincia, di ren-
dersi partecipi del progetto formativo di Intercultura.
Dalle loro relazioni risulta evidente come le esperienza vissute siano state fondamentali per la
loro crescita culturale ed esistenziale.
In tale contesto, è quanto mai opportuno sottolineare il positivo mutamento comportamentale
delle famiglie che, abbandonata la iniziale riluttanza, si sono rese conto che i giovani, per avere
un futuro, dovranno essere in grado di confrontarsi con tutte le civiltà e, in particolare, con
quelle che stanno gradatamente inserendosi nel tessuto economico - produttivo del pianeta pron-
te ad assumere un ruolo di preminente leadership.
Da sottolineare, inoltre, che i nostri studenti sono diventati e diventeranno anche “ ambasciato-
ri della nostra terra”, facendo conoscere tutte le potenzialità reatine, in un profondo e sinergico
scambio interculturale.
Da una statistica stilata nel 2007, risulta che la Fondazione Varrone, è l’ente che, a livello nazio-
nale, ha erogato il maggior numero di borse di studio Intercultura in un anno, ripartite fra can-
didati provenienti da tutta la Provincia e da diversi Istituti Superiori, anche professionali.
Tutto questo, ci conforta nella convinzione che le famiglie matureranno, sempre di più, il corag-
gio di far “volare” i propri figli, condividendo con loro la volontà di “partire” per vivere un espe-
rienza che potrebbe cambiare in modo positivo la loro vita e , quindi, il loro futuro.
“Ad Maiora”.

Fondazione Varrone
il Presidente
avv. Innocenzo de Sanctis

CITAZIONE
Intercultura: una proposta educativa per il nostro tempo
Intercultura nasce e si sviluppa intorno a un progetto educativo: si propone di contribuire alla
crescita di studenti, famiglie e scuole attraverso scambi internazionali di giovani e il loro inse-
rimento in famiglie e scuole di altri Paesi. Dal confronto, stimolato e guidato dai volontari di
Intercultura, nasce una consapevolezza nuova della propria e delle altrui culture e un desiderio
di contribuire pacificamente e con conoscenza di causa al dialogo tra le varie nazioni del mondo.
Questo processo educativo interculturale coinvolge in ugual misura i volontari dell'Associazione e
i partecipanti ai suoi programmi: è una chiave di lettura e un metodo di comprensione del mondo
moderno, superando i pregiudizi e rispettando le differenze. Intercultura non propone una visio-
ne del mondo e un ideale definito, ma aiuta a ricercare ideali comuni per l'umanità del futuro
Dagli incontri tra persone di culture diverse nascono spesso conflitti: la comprensione reciproca
non è né spontanea né automatica. Da incontri guidati possono nascere invece nuove competen-
ze interculturali che aiutano a risolvere potenziali conflitti presenti o futuri.
Il programma tipo di Intercultura, sia esso di “invio” in un altro Paese o di “accoglienza” in
Italia, prevede un’ accurata fase di selezione e di preparazione prima dell’inizio, numerose atti-
vità durante lo svolgimento che aiutano a trarre i maggiori benefici dall’esperienza, possibilità
di incontro, riflessione e approfondimento dopo la conclusione del programma dell’esperienza.
I volontari dell’Associazione sono presenti capillarmente in tutte le località in cui si svolgono i
programmi: offrono assistenza nei momenti di difficoltà e accompagnano nel percorso educati-
vo interculturale gli studenti, i loro genitori, le famiglie ospitanti e le scuole coinvolte.

Il progetto educativo di Intercultura
Intercultura vuole contribuire alla creazione di una società mondiale pacificata, non attraverso
la presenza egemone di poche culture ai danni di tutte le altre, ma attraverso il riconoscimento
degli apporti che ogni cultura (non mitizzata, né fossilizzata, ma nel suo divenire) può dare alla
soluzione di problemi comuni. Si tratta di collaborare alla costruzione di una società a misura
d'uomo in un mondo trasformato in villaggio dalla tecnologia, dove il conflitto non sia dissimu-
lato o risolto con la violenza, ma sia fonte di soluzioni originali e di progresso e dove le soluzio-
ni emergenti non siano sempre quelle delle nazioni più ricche, ma riflettano anche quelle emar-
ginate, oggi spesso senza terra, nazione o parola. Intercultura vuole infine dialogare con il siste-
ma educativo del nostro Paese per sensibilizzarlo alle tematiche interculturali ed aprirlo alla
conoscenza e allo studio delle relazioni con le altre culture.
Il metodo utilizzato da Intercultura è quello di far vivere un'esperienza personale di educazio-
ne alla mondialità, più o meno estesa nel tempo (da un mese ad un anno) e guidata dai volon-
tari dell’Associazione; essa si svolge a contatto di una cultura diversa, è preceduta da un perio-
do di preparazione teorica (conoscenza della propria cultura e relativi pregiudizi e dinamiche
interpersonali) e seguita da un periodo di valutazione e applicazione al proprio ambiente. I par-
tecipanti agli scambi sono soprattutto giovani tra i 15 e i 18 anni (ritenuti sufficientemente
maturi per affrontare l'esperienza in modo non superficiale, ma non ancora coinvolti in scelte
di vita definitive); per accoglierli in un'altra cultura è stata privilegiata la famiglia, riconoscen-
dole il ruolo di trasmettitore primario di cultura nella società. Intercultura si caratterizza per-
tanto come un movimento di volontariato internazionale con un programma di apprendimen-
to interculturale rivolto ai suoi volontari, agli studenti, alle famiglie ed alle scuole.

Intercultura
Segretario Generale
Roberto Ruffino

CITAZIONE
Vivere in un luogo diverso dalla propria realtà familiare aiuta spesso a riconoscere che il mondo è una grande comu-
nità, un’isola globale, in cui certi problemi sono condivisi da tutti dovunque.
Raccontare significa mettere gli altri nella condizione di ascoltare e di comprendere ciò che per noi è stato impor-
tante, far conoscere quale è stata la nostra esperienza, far vedere e far capire come siamo cresciuti e forse in parte
anche cambiati.
L’affabulazione della parola è qualcosa che costringe chi ascolta o, in questo caso chi legge ad interrogarsi, a doman-
darsi quanto è stato importante e quanta “nostalgia” si prova a ricordare un anno di vita negli USA.
E’ proprio questo il filo rosso che lega tutte le esperienze che i borsisti Intercultura sponsorizzati dalla Fondazione
Varrone hanno voluto condividere con i lettori di questa pubblicazione.
La lettura tutta di un fiato, oppure lo scandagliare solo le esperienze che ci fa piacere leggere porta a sentire, a per-
cepire quanto importante sia stata l’esperienza dell’interculturalità per tutti questi ragazzi dal 2005 al 2008. Molti
di loro hanno veramente sofferto nel ricordare il “passato” ma nello stesso tempo hanno riconosciuto la grandezza
dello scambio. Ciò che captiamo è la loro formazione interculturale alla mondialità, non importa che siano stati
tutti negli Usa, anche perché diversa è la vita di un ragazzo italiano in Texas o di uno in Minnesota, non è lo Stato
che li ha accolti ad aver rappresentato per loro il punto di arrivo, quanto il calore delle persone, la “diversità” che
aiuta a crescere, le difficoltà superate che fanno vedere il “bicchiere sempre mezzo pieno”, la vittoria con loro stessi
nell’ aver dimostrato che appena adolescenti ce l’hanno fatta da soli, senza l’aiuto, forse a volte troppo protettivo,
dello loro famiglie di origine. Sentirli parlare di mamma e papà americani, di fratelli e sorelle con i quali hanno
condiviso, amicizie, sentimenti forti, tensioni, scontri e subito dopo incontri è ciò che ci fa credere sempre di più nella
validità di questo progetto. Essere diventati cittadini del mondo accresce la consapevolezza delle molteplici realtà e
sviluppa la comprensione delle loro interdipendenze è questa l’educazione che si riassume in un approccio alla vita,
alle relazioni, al mondo con un’ottica a lungo raggio che guardi alle esigenze del presente, considerando anche le
necessità di chi verrà dopo di noi, così come alle conseguenze di numerose azioni che, se a prima vista ci appaiono
sconnesse, in realtà sono continuamente concatenate tra loro da rapporti costanti di causa/effetto. Questi ragazzi
hanno voluto dirci che sono diventati capaci di relazionarsi con chi li ha “ospitati” e capire il loro punto di vista,
di comprendere che le soluzioni sono molteplici e svariate. Una simile consapevolezza è ideale per preparare i giova-
ni ad un posto fra coloro che si occuperanno dell’umanità che avranno di fronte. Tutti coloro che hanno partecipa-
to ai programmi AFS sono in grado di trarre benefici dal loro apprendimento interculturale per tutta la loro vita.
Tutti i ragazzi hanno sostenuto che il ritorno a casa non ha rappresentato il termine dell’esperienza ma ha offerto
l’occasione per riflettere su quanto si è vissuto e capitalizzare ciò che si è imparato. La lettura di queste esperienze si
può trasformare, come in un cerchio d’onda, in un esperienza della famiglia, del gruppo di riferimento e dell’inte-
ra società di appartenenza, se ciò non fosse sarebbe mancante di quel contagio positivo interpersonale che resta uno degli obiettivi prioritari del progetto educativo di Intercultura.

I volontari del Centro Locale Intercultura di Rieti



Edited by pierobol - 15/9/2010, 17:08
 
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